14 agosto 2009

Il cuore che ride.

 ... qualcosa dentro di me ha sorriso !
Che strano scoprire che le stesse cellule del tuo corpo possono tradirti ed impazzire … forse la cosa che mi colpisce di più è proprio questa !
Ho scoperto che qualcosa non andava proprio in vacanza mentre “stavo bene” come raramente mi capita … insieme ad amici di lungo corso e di reciproca, provata, fedeltà.
È bastato uno sguardo alla tumefazione della mia gola da parte da una amica di sempre per spaventarmi con un “… devi fare subito un’ecografia!”.
Cara amica Ivana, dottoressa sempre così precisa e preparata a differenza di quell’otorino che da mesi mi vede e che non ha neppure abbassato lo sguardo sulla mia gola convinto che i miei soli problemi fossero una sinusite e tonsillite con tendenza a cronicizzarsi. Gli otorini pare valutino l’uomo dai buchi della gola e del naso – il resto non gli compete. Questo mio credo non mi abbia mai nemmeno guardato in faccia.
E poi c’è stata l’ecografia e la chiacchierata schietta con quel dottore di Orbetello in quell’ospedale così lontano dagli affanni cittadini, che pare un gruppo di villette “vista mare”.
Lì mi sono scoperto a chiedermi : Come reagisco, cosa dico, anzi di più: cosa provo … ?
Provavo solo sconcerto quando mi sono sentito dire: “ma può essere una forma tumorale ?”
Una parte di me si meravigliava che una tale ipotesi così “estrema” potesse essere in qualche modo da me “accolta” e trasformata in domanda. Sì - mi rispose - io non faccio giri di parole: è possibile, forse probabile.
Eppure in quel momento qualcosa dentro di me ha sorriso ! In fondo tutti dobbiamo morire ed io in qualche modo posso esserne consapevole – posso dire ancora “ti amo”, posso chiedere perdono a chi ho maltrattato, posso testimoniare che Cristo ha cambiato la mia vita, sì, ma anche la mia “morte” ! … e intanto senza consapevolezza recitavo il salmo .. "... se anche cammino in una valle oscura io non temo alcun male ...".
Intendiamoci io desidero vivere e come ho detto - con una audacia forse eccessiva - a Don Roggiani Franco il mio carissimo parroco in un momento in cui mi sembrava un po’ affaticato dalle tante prove per la sua salute, “ occorre curarsi, più che per noi stessi , per coloro che ci amano - e chi è tanto amato deve lottare più di ogni altro …” , però in un caso come questo pensi subito alla morte ed io ho pensato subito a quel Cristo che mi attende e che io amo e riconosco come una pecora conosce il suo pastore.
E a quel pensiero una tenerezza, un sorriso profondo è sceso in me … ho cominciato a sorridere ai medici, agli amici, ai parenti e quando sorrido vedo che loro restano un po’ sconcertati … capisco che lo trovano più che strano e forse mi considerano un po’ sciocco ! Com’è inopportuno sorridere alla morte !
E poi c’è stato l’incontro con gli amici che mi aspettavano su all’argentario alla foresteria del Convento dei padri Passionisti di San Paolo della Croce: mi ha colpito più di tutte la reazione di padre Emilio un cappuccino “roccioso” che mi conosce da anni e che in un primo momento mi ha dato l’impressione di volersi frapporre tra me e Dio per discutere – novello Abramo - di questa sua “scelta” - ma poi ha chinato il capo ed ha declamato: “Dio può sembrare che non ascolti le nostre preghiere e i nostri desideri ma alla lunga ci rimane comunque fedele” ed io gli ho risposto - come se fosse naturale, come se l’avessi preparato da sempre - “non solo io ho fiducia, ma sento che questo era nel suo progetto per me … sento che ne verrà un bene”, e lui, benché roccioso, si è commosso.
Ma tante sono stato le grazie di quel momento particolare: un altro amico, padre Sidival dei frati minori mi ha baciato sul capo in un momento di mia commozione, lui cappellano con la vocazione del cappellano, sa quanto conti il contatto fisico per un malato sa come sia importante scherzare e mi ha dato forza. Altrettanto ha fatto una suora laica e teologa alla Gregoriana , che ha saputo toccarmi il cuore con gesti e parole.
Insomma alla fine ero ricco di tanta attenzione di tante preghiere e di tanta tantissima grazia .
Certo qualcuno l’ho visto restare sullo soglia : la paura si riconosce e si vede negli occhi di coloro che ti guardano da parte di chi, come me, acquisisce questo stato di “morente” confermato tale.
Ed è infine parlando con mio figlio Francesco così ricco e così sensibile e consolando (io) la mia cara Mariangela, la più provata di tutte sicuramente più di me, che penso con tenerezza a questa nostra vita, alle persone incontrate e a quelle che incontrerò : in fondo pare di dire una banalità ma l’amore è davvero più forte, un casino più forte della morte, e mi torna da sorridere – anzi - finalmente questa vita mi fa sorridere.

                                                                                                                                         Mauro M.

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