04 febbraio 2009

La morte del mio gatto e il caso Englaro

PREMESSA

Da sempre scrivere è per me un modo di elaborare i sentimenti, di fare chiarezza nelle mie idee che spesso si affacciano alla mia mente in modo disordinato, scrivo per dare razionalità e senso alle mie opinioni. Quando scrivo, e in qualche modo comunico ad altri ciò che penso, mi aspetto una risposta: non la pretendo di certo ma c'è una richiesta implicita di comunicazione, di dialogo, non è una forma di esibizionismo ma il più delle volte la richiesta di un confronto, a volte anche di un conforto, sono sempre assolutamente disposto a cambiare il mio pensiero a fronte di una opinione consistente e ben espressa.

Scrivere le righe successive mi è costato molta fatica.
Ho faticato molto nel cercare di discernere nei miei sentimenti quello che era "da esprimere".
Ho faticato nel cercare di farlo il più possibile chiaramente.
Ho faticato perché mi trovo ad essere in contrasto con le opinioni "dominanti" e non è facile dire ciò che si pensa in queste situazioni.

La motivazione di questo scritto tuttavia è anche quella di "dirmi", di suscitare sentimenti e riscontri per arricchire e sviluppare il nostro stare insieme.
Spero mi leggiate e comunque, che condividiate o no quello che dico, sappiate ascoltarmi e capirmi.

La morte del mio gatto e il caso Englaro …

I giorni scorsi, dopo una breve malattia, è morto il mio gatto: un animale che viveva con noi da ben tredici anni ed a cui ero fortemente affezionato. Non sono uno di quelli che trasforma un animale in una specie di “bambino” ma tuttavia – pur nel rispetto reciproco di uomo e di felino – io ed il mio gatto ci siamo incrociati spesso con quella che mi piace definire una reciproca “amicizia”.

Comunque sia “Pongo”, questo era il suo nome, si è ammalato di una forma tumorale – il dubbio di por fine ai suoi giorni ed alle sue incipienti sofferenze è venuto subito … ma, come dire, anche un animale che ti è stato fedele per tanti anni merita di essere accudito per quanto possibile : è stata una forma di rispetto ed il senso di una umana responsabilità nei suoi confronti che ci ha portato a sostenerlo e a curarlo per alcune settimane facendogli “godere” il più possibile queste ultime giornate di vita.

Alla fine Pongo è morto senza che si rendesse necessario ucciderlo e prima che la sua agonia diventasse così dolorosa da farci scegliere una morte più serena e più quieta con l’ausilio di una “puntura”.

Confesso che quando ho preso quel corpo un tempo così pieno di vita, divenuto inanimato e che in qualche modo rappresentava tredici anni della mia vita ho pianto: ho capito di vivere una vera esperienza di morte, ho pensato con dolore alla nostra finitezza, ai nostri limiti, a come la società censuri e tenda ad anestetizzare il dolore della morte ed ho pensato che mi sarebbe mancato molto.
L'accaduto mi ha fatto riflettere su quello che si prova davanti alla fine di una presenza, di una relazione, sia pure a partire dalla familiarità con un semplice animale domestico.
Ho anche capito guardando dentro di me, che c’erano stati momenti in cui non solo sarebbe stato egoista ucciderlo prima di una sua fine naturale ma che quello sarebbe stato un modo per por fine alla mia e non alla sua sofferenza e, per contro, ad un certo punto – nel procedere della sua malattia - ho capito anche quanto possa essere egoista volerlo ancora presente a tutti i costi vicino a noi - ho temuto di volerlo trasformare in una specie di feticcio.

Di fatto quello che è valso per quel piccolo animale, che ha avuto relativamente così poca parte nella mia vita, vale in un modo incommensurabilmente più grande per una persona amata che rappresenti per noi un affetto profondo, non è meno vero ma più vero che mai, che si possa confondere il rispetto della sacralità della vita con il desiderio di non affrontare la morte ed il relativo abbandono, così come si può pensare di terminare una vita non ancora del tutto spenta per porre fine ad una lacerazione, ad un abbandono che può risultare insostenibile.

Il mio pensiero è andato al caso Englaro ed a quello che il padre deve provare di fronte a questa figlia da 16 anni completamente assente, viva di una vita somministrata dalle macchine: quando lo vedo alla televisione e lo sento parlare, immagino il suo tormento e scopro di ammirare il suo coraggio, la sua determinazione. Mi ritrovo a volergli bene ed a pensare che - in questo percorso terribile determinato dalla sua scelta - sarebbe dovuto inesorabilmente crollare più volte se la sua coscienza non fosse assolutamente limpida. Chi fra tanti soggetti che hanno pontificato sul caso - alcuni arroganti oltre ogni decenza - può davvero dire se il padre di Eluana non stia compiendo un supremo gesto d’amore sopprimendo la vita di Eluana – rinunciando, per amore, ad una sua carissima e tenerissima “presenza” ?!

La vita ci viene continuamente presentata come un valore assoluto - indiscutibile - aprioristico - che si vuole affermare al di sopra di ogni verità ed al di sopra di ogni bene.

Ed io penso a Cristo ed ai tanti martiri che con Lui e per Lui hanno gettato per amore la propria vita – ma non è forse l’amore il valore assoluto con cui giudicare ed essere giudicati ? Vedendo la facilità con cui il magistero giustifica la guerra e l’omicidio a scopi difensivi mi chiedo dove sia la coerenza con i toni usati in questi giorni parlando di vita e se sia mai stata contemplata pienamente la valenza della vita e della morte rapportate all’amore. Come si può infatti giustificare la pena di morte con la tesi difensiva? Non basterebbe confinarli in prigioni più sicure - ammesso che le attuali non siano già sicure al di là dell'umano ? Quel dolore quella violenza che viene generata dall'uccidere a freddo, sconvolge ed interroga chiunque ma molti cristiani sembrano non farsi intenerire. Neppure tutta la sofferenza generata da un tale gesto, dall'agonia e la crudeltà di una lunga attesa di essere ucciso dalla mano di un "fratello" sembra destare un movimento di pietà nel cuore di certi cristiani, non sembrano neppure accorgersi che un tale modo è così simile a quello con cui Cristo è stato rinnegato e giustiziato col silenzio complice dei suoi stessi discepoli : sembra che conti sempre e solo attribuire la verità e la giustizia che sta sopra l'uomo e non quella che è nell'uomo, così in questo conteggio - in questa fredda contabilità del giusto e dell'ingiusto si può non computare la sofferenza che causiamo con le nostre scelte e con le nostre guerre "difensive".

Malgrado la vita sia il dono più grande, Dio non l'ha forse accompagnata con la coscienza, la libertà di fare il bene o il male, con la ragione e soprattutto con la capacità di amare ? Cristo stesso non ha forse gettato la propria vita per amore - per amore siamo generati e credo ogni genitore abbia provato almeno un momento di totale integrazione d'amore tra corpo ed anima perché la vita fosse possibile - non è forse per amore che Dio ci ha generato e ci mantiene in vita ? Qualcuno può dire che senza vita non ci può essere amore, ma io credo in realtà che senza amore non ci può essere vita.

Ed io penso sempre che, se credo davvero in una vita dopo la morte, il senso del vivere cambia tutto: tutto è molto più "relativo" meno estremo, meno assoluto. Siamo vivi per misericordia come si fa ad essere così assolutisti ? Viceversa sembra sempre prevalere una logica da "ultima frontiera" dove tutto sembra debba essere vinto o perso qui in questa vita (la scuola, la politica, gli spazi nei media, gli ambiti di potere, le leggi umane che "devono" essere consone a quelle "divine"): ma se è così, se veramente è così che "dobbiamo" comportarci, io sento di dovermi ribellare e, ad imitazione di Cristo, preferisco perdere, preferisco morire nell’amore, che conquistare una verità che costi la mia violenza su coloro che non la pensano come me.

E così in questa logica assolutista e fondamentalista nel caso Englaro nessuno sembra considerare il povero padre: non solo lo si ignora ma lo si oltraggia, senza minimamente considerare le sue scelte, senza valutare l'amore che c'è nelle sue decisioni, senza giudicare prioritario (ma basterebbe anche solo "inerente") il suo giudizio. Di certo certe dichiarazioni agghiaccianti non le avrebbero fatte se si fosse rispettato il suo amore ed il suo giudizio di padre. Su tutto incombe questo questa legge che deve tutelare la vita dall'uomo, che deve sussistere prima ancora dell'uomo: ma come fa a sussistere una legge che possa totalmente ignorare il giudizio di un padre che da 16 anni sostiene la propria, sono certo, amatissima figlia, che giustizia è quella di una legge che ignora questo. La sua sofferenza, il suo coraggio, la sua coscienza non sono minimamente conteggiate. Con essa si perde non solo la nostra umanità , ma anche la nostra possibilità di essere di essere santi perché quando tutto è legge non ci può essere dono. Non ci può essere amore. Ma a questa totale sfiducia nell'uomo e nell'amore che è instillato in esso da Dio, il magistero non è nuovo, nell'incertezza, pare dire implicitamente, sempre meglio sancire ciò che riteniamo giusto con la legge, come se fosse la stessa cosa compiere il bene per legge e compierlo per amore, per gratitudine. Come se il cuore non contasse.

Quella coscienza, quella regalità della coscienza individuale che il concilio Vaticano II ha sancito con tanto coraggio si è allontanata nel tempo e nelle coscienze dei cristiani ed è stata più che dimenticata: io direi tradita.

Mi chiedo infine cosa vorrei che accadesse a me se fossi io ad essere nella situazione di Eluana ed è anche ricordando alcune dichiarazioni di Madre Teresa in cui chiedeva di non accanirsi su di lei per trattenerla in vita … laddove la mia vita fosse “finita” (e capisco bene quanto possa essere difficile determinarlo in modo ragionevole) vorrei semplicemente che mi si lasciasse rinascere a nuova vita e vorrei comunque che la scelta definitiva fosse fatta da che mi ama. Dove c'è amore non c'errore. Viceversa se fossi “usato” come è stata “usata” Eluana per stabilire un vero ed un giusto che non può non essere che vago ed interminabile al di fuori delle coscienze di chi è vicino, mi sentirei violato.





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